Sta per concludersi un anno difficile. Per molti, anche a noi vicini, un anno di perdite e cambiamenti individuali che hanno visto scomparire i punti di riferimento delle loro vite.
Anche la notizia dei lutti di persone famose e importanti contribuiscono ad accentuare il senso della scomparsa di un mondo che ci apparteneva, magari nella stagione dei sogni e delle aspirazioni della nostra gioventĂą, come l'altro giorno Leonard Cohen. Ci sarĂ sicuramente chi invece di questo anno ha motivi di rallegrarsi, ma collettivamente mi sembra che ne sentiamo tutti un peso nel cuore.
Saranno forse i recenti lutti e le gravi distruzioni nella nostra terra.
Sarà l’immagine del disagio dei popoli di fronte a un mondo senza sogni e prospettive per il futuro. Sarà l’inadeguatezza delle risposte della politica alle nostre incertezze e all’aumento della precarietà delle nostre vite. Sarà la percezione di essere sempre più soli e abbandonati in un mondo dove neanche le nostre case possono considerarsi un rifugio tranquillo.
Dai social network trasuda una rabbia e un livore che sconfinano nell’insulto gratuito e nella maleducazione, facendo dimenticare a tutti coloro che se ne lasciano conquistare che l’utilità e la potenza della rete non dovrebbero essere quelle di grancassa dell’odio, ma di consentire una circolazione di idee - impensabile nel passato - che favorisca la partecipazione, il rinnovamento e la fiducia.
Osservare il mondo dalla finestra dei social fa riflettere su quello che siamo diventati come popolo.
Ma vomitare odio non serve a costruire. Lo vediamo anche in politica.
In questa fine d’anno noi Italiani siamo chiamati a decidere sulla validità di un aggiornamento della Costituzione che ha percorso in parlamento tutto l’iter di letture e correzioni previsto per le modifiche di questo tipo.
L’intento è quello di semplificare il funzionamento istituzionale e rendere più efficiente il funzionamento del paese e la sua velocità di adattamento alle sfide del suo tempo. Naturalmente si può dubitare se il testo della riforma risponda effettivamente a questo obbiettivo. In un paese normale, leader politici credibili si starebbero confrontando sul merito del quesito. Ma qui non è cosi. Entrare nel merito non ha alcun significato per i tifosi del no. Tanto che le argomentazioni contro la riforma o sono per lo più di avversione a Renzi, o sono risibili o arrivano alla diffusione della disinformazione.
Come ampiamente previsto, gli italiani sanno benissimo che le ragioni dello scontro non sono affatto le questioni tecniche delle correzioni costituzionali, e neanche – figuriamoci - il bene del paese e del popolo. Si tratta solo e soltanto di problemi di posizionamento politico personale per il futuro di ogni attuale attore in scena. Altrimenti non si spiegherebbe l’immagine grottesca di leader di destra e sinistra che, pur in scena da trent’anni senza aver combinato nulla ed anzi capaci di aver portato il paese in questa situazione, si affannano a contrastare il cambiamento non solo dopo averlo votato, ma in molti casi dopo esserne stati gli stessi propositori in passato. Per non parlare dei leghisti e dei grillini che, avendo ormai capito quanto sia facile il gioco, picconano tutto e tutti e scalano rendite di posizione cavalcando la rabbia popolare.
Questo genere di imbonitori non hanno ai nostri occhi piĂą nessuna credibilitĂ per dirci come votare, visto che sappiamo che li muove solo la speranza della loro sopravvivenza politica.
Affronto quindi questo passaggio fondamentale del mio paese guardando a me stesso. A come sono io come persona. Alle persone e ai valori a cui credo e do importanza. Alle ragioni del mio desiderio di un’Italia più giusta e migliore. Ad una fiducia nel futuro che, anche se a volte mal riposta, rimane comunque sempre viva.
Quindi non mi importa nulla se in un mondo ideale ci sarebbe potuta essere una riforma costituzionale migliore di questa, né di tutti coloro che a parole chiedono un cambiamento ma quando poi si tratta di votarlo davvero diventano pavidi conservatori. Non sto più neanche a sentire le obbiezioni sulla intoccabilità della Carta, sulla “deriva autoritaria” o sulla sottrazione di potere al popolo per l’elezione del nuovo senato, talmente strumentali quanto ridicole.
Questa riforma risponde all’esigenza di snellire e semplificare i processi parlamentari e aumentare le forme di partecipazione popolare. Anche se imperfetta io voterò SI, perché la Storia ha dichiarato che la situazione così come è ora non va bene, e solo se avremo il coraggio di cambiare affrontando il mare aperto dell’ignoto potremo correggere la rotta. L’alternativa è marcire nelle acque ferme del porto. Criticabile per un singolo, inaccettabile per un Paese.
Giorgio Alessandrini, 14 novembre 2016