Basta un Sì
Le ragioni del mio Sì
Le più diffuse ragioni del No alla riforma costituzionale:
1. Così mandiamo a casa Renzi (incommentabile; è una riforma costituzionale, non il risiko);
2. Il parlamento è illegittimo (falso, vedi la sentenza 1/2014 della Corte Costituzionale);
3. Abbiamo un Presidente del Consiglio non eletto dal popolo (non lo è nessuno);
4. La riforma è “pasticciata” (dove? In quali articoli? Come avrebbero dovuto essere?);
5. L’articolo 70 era di nove parole e ora è di oltre 400 (e allora? Serve per definire competenze diverse tra Camera e nuovo Senato che prima non c’erano);
6. Il Senato non viene eletto dal popolo (falso, le modalità di scelta dei nuovi senatori saranno oggetto di una legge successiva, e gli intendimenti stanno andando verso sistemi di scelta diretta);
7. Sarebbe stato meglio eliminare del tutto il Senato (è un’opinione, ma la scelta di un senato delle regioni è un buon compromesso ipotizzato anche nell’assemblea costituente, ed è stato approvato secondo tutte le regole previste per le modifiche costituzionali, addirittura con tre letture anziché due);
8. Si concentra un potere troppo grande nelle mani del governo (falso, anzi paradossalmente diminuisce in quanto si impone una drastica limitazione alla decretazione d’urgenza; attualmente le funzioni legislative del parlamento sono pressoché esautorate dalla massiccia presentazione di decreti legge governativi con abuso del ricorso alla fiducia, per evitare di rimanere impantanati nel ping pong delle commissioni parlamentari e del bicameralismo perfetto; in futuro si dovrà tornare alla normalità dei disegni di legge);
9. Sono “ben altre” le riforme che dovrebbero essere fatte (certo a questo paese servono tante riforme; questa non è l’unica e non risolverà tutti i problemi, ma ciò non significa che non sia utile e necessaria);
10. Si rischia una “deriva autoritaria” (falso, il vero presupposto per le derive autoritarie sono le democrazie immobilizzate e incapaci di prendere decisioni che abbiano effetti a medio e lungo termine; la storia ci insegna che i totalitarismi sono andati al potere sulle macerie di democrazie deboli e sfiancate; vedi i governi Facta 1 e 2 del 1922 e la Repubblica di Weimar nel 1933);
11. E’ la riforma voluta dalle banche, dai “poteri forti”, da J.P.Morgan, dai membri di Bilderberg, dalla Spectre e da Darth Vader (e chi più ne ha, più ne metta).
Le più diffuse ragioni del SI alla riforma costituzionale:
1. Si pone fine al bicameralismo paritario, semplificando e in parte velocizzando l’iter di emanazione delle Leggi; una sola Camera diventa rappresentativa di tutto il territorio nazionale e concede la fiducia ai governi incaricati, l’altra diventa rappresentativa delle regioni e cambia con esse;
2. Si restituisce centralità alla potestà legislativa del Parlamento, tornando alla produzione legislativa attraverso i disegni di legge e diminuendo la possibilità di ricorso al decreto legge governativo, concedendo la possibilità al governo di chiedere una corsia preferenziale per i disegni di legge ritenuti più urgenti;
3. Si aumentano le possibilità di partecipazione, scrivendo nella Costituzione che le proposte di legge di iniziativa popolare devono essere calendarizzate nelle aule parlamentari. Certo, si richiedono 150mila firme anziché 50mila, ma innanzitutto è giusto che proposte che saranno discusse obbligatoriamente siano suffragate da un più ampio consenso popolare, e in secondo luogo l’Italia ha 15 milioni di abitanti in più rispetto al 1951, e raccogliere 150mila firme non è un problema. Se lo fosse, significherebbe che la proposta sarebbe di dubbia popolarità.
4. Si dà una seconda chance aggiuntiva al referendum abrogativo. Alla situazione attuale, in cui raccogliendo 500mila firme si corre il rischio di non raggiungere il quorum degli aventi diritto al voto (e i sostenitori del no possono giocare sulla mancata partecipazione), si aggiunge una seconda opzione, e cioè che se si si raccolgono 800mila firme il quorum si abbassa al numero dei votanti alle ultime politiche, dando finalmente una vera possibilità al merito del quesito referendario.
5. Si introduce la possibilità di referendum propositivo e consultivo;
6. Le leggi elettorali verranno d’ora in poi esaminate preventivamente dalla Corte Costituzionale. Se illegittime non saranno promulgate. Non ci sarà più un nuovo “Porcellum”, usato per anni ma incostituzionale;
7. Si abolisce il CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro), un organo consultivo delle Camere e del Governo istituito nel 1957, e ora obsoleto e costoso;
8. Si riduce il numero dei senatori, e se ne azzerano le prebende, contribuendo a ridurre i costi della politica. Non è un grande argomento, ma a molti italiani sembra piacere.
#iovotosi
22 novembre 2016
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