Non dormiva più da ore. Guardò fuori dall'ampia vetrata inglese, dietro la testata del letto di quella casa di legno con gli smalti e la vernice divorati dalla salsedine.
Era l'aurora. Infilò i jeans, un maglione pesante, un giaccone e uscì senza svegliarla.
Nel prato, sulla sommità della scogliera a picco sul mare, si accese una sigaretta e ascoltò l'oceano ribollire e avventarsi contro le rocce, in una lotta senza fine. Le onde si ritraevano per ricaricarsi di energia. Ricominciavano la loro corsa e si infrangevano con violenza e fragore, esplodendo in una polvere di mare che risaliva la scogliera fino al suo volto.
Ascoltava il rumore selvaggio di quella battaglia e gli urli dei gabbiani fermi in volo controvento. Sentiva le folate gelide sul viso, umido per l'aria satura di mare. In quella lotta, l'oceano sembrava sconfitto. Invece l'acqua sarebbe tornata all'acqua, e avrebbe ricominciato. Con l'aiuto del vento, lentamente avrebbe modellato la roccia.
Pensò che quel che provava per lei fosse così: come l'oceano e il vento. Il freddo era pungente, e sentì ancora il desiderio del suo calore.
13 gennaio 2016