Da lungo tempo, al Partito Democratico serve una riflessione approfondita e seria sui valori e gli ideali che ne accomunano gli iscritti, nonché una nuova interpretazione della realtà sociale ed economica italiana ed europea che gli consenta di riprendere contatto con le classi medie e medio-basse, per offrire loro un progetto comune e riaccompagnarle vincendo la paura verso il nuovo approdo.
Purtroppo, larga parte della classe dirigente attuale sembra essersi bruciata nella mancanza di visione e nelle faide interne per il posizionamento e la sopravvivenza individuale.
Qualsiasi parola ora proferisca, per quanto vera possa essere, risulta ormai afona all’orecchio dell’elettore.
Siamo al punto in cui, per riacquistare una credibilità e dimostrare di lavorare non per sé stessi ma per il Paese attraverso il partito, è necessario un passo indietro di molti, se non di tutti.
Altrimenti si rischia di inficiare qualsiasi tentativo di ristabilire una connessione con gli strati popolari e la stragrande maggioranza del nostro elettorato.
Il peggior errore che si potrebbe commettere, in questi pochi mesi che ci separano dalle elezioni europee, sarebbe quello di fare un congresso “farsa”.
Il partito non si può più permettere di offrire l’immagine dei soliti leader - sia di maggioranza che di minoranza – che, incuranti dei disastri elettorali prodotti e dell’indecoroso spettacolo di litigiosità ostentato, ripropongono sé stessi o loro paraventi in una ridicola giostra di schieramenti di truppe sempre più esigue, esponendosi al rischio di primarie che potrebbero non arrivare neanche al milione di partecipanti.
Senza contare che le primarie per l’elezione del segretario del partito non hanno più senso.
Per sua fortuna, il partito dispone ancora di “seconde file” di tutto rispetto e grande preparazione: molti militanti; alcuni sindaci e assessori comunali e regionali; Presidenti di Regione. Persone che conoscono a fondo la macchina amministrativa degli enti locali e del loro rapporto con lo Stato, o sanno fare politica nella consapevolezza delle difficoltà della gente sul territorio.
Il pericolo del nuovo segretario, però, è quello di vincere sulle macerie.
Per questo è necessario che i mesi da qui al congresso siano riempiti di contenuti, e non solamente della vuota parvenza di un ascolto che invece non c’è.
C’è una grande missione da compiere, che è quella di ricreare un avvenire per milioni di persone in Europa.
Non è più tempo di galletti vanitosi.
________________________________
Giorgio Alessandrini, 29 ottobre 2018