Siete noiosi. Inconcludenti. Piccini. Miserabili. Non dite nulla di interessante, coinvolgente, emozionante. Ripetete a macchinetta slogan logori e insapori, spesso contradditori. Cercate voti di nicchia per rubarvi lo zerovirgola, senza la minima parvenza di un afflato che lasci intravedere un orizzonte a cui volgere uno sguardo di attenzione.
La paura vi attanaglia e paralizza. Non sapete più cosa fare, cosa dire. Non sapete a chi parlare, terrorizzati dal timore di perdere quel poco che avete e che vi consente di sopravvivere così come siete. Parassiti.
Vi siete protetti con leggi elettorali che vi tengano in vita lo stesso, indipendentemente da quanti votino. Ma è un accanimento terapeutico. Perché non avete più nessuno slancio vitale, un battito che accenda un’emozione e una speranza, un sogno che infiammi le moltitudini sfibrate e deluse dal nulla che ormai siete.
Avremmo bisogno di aquile che si innalzino verso le vette a guardare orizzonti e mete lontane, per seguirne la direzione. E invece vi osserviamo attoniti strisciare e scomparire dietro i battiscopa.
Sono stanco di guardarvi. Di ascoltarvi. Sono stanco di illudermi di avere suggerimenti da proporvi. Perché siete sordi, oltre che ciechi. E presuntuosi. Il paese non ha bisogno delle vostre stupide ripicche ed invidie. Non ha bisogno di voi. Non servite a nulla. Non servite più.
In Europa, in Italia, milioni di persone soffrono le conseguenze di un neoliberismo globalizzato che ne depaupera le disponibilità economiche e le sicurezze per il futuro, concentrandole nelle ristrette mani di pochissimi che hanno più di tutto quello che si possa immaginare e desiderare.
Le differenze fiscali a parità di reddito raccontano un paese e un continente incomprensibilmente ingiusto. Richiederebbero una rivoluzione netta e decisa. Una proposta di riforma. Una visione.
Dove siete. Di che diavolo parlate. Siete inascoltabili. E infatti non vi si sente.
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Giorgio Alessandrini, 2 ottobre 2024