Uno dei più grossi errori che può fare il Partito Democratico, i suoi attuali dirigenti e rappresentanti istituzionali, è prepararsi ad una guerra di trincea. Le noiose distinzioni tra la “bella sinistra†e la “parte buona della destra†sono slogan che servono a questo. La difesa ad oltranza di un governo poco convincente ma imposto dalle circostanze e da errori clamorosi, solo perché capeggiato da un autorevole esponente del partito, è un segno di debolezza e non di forza.
Gestire l’ordinaria amministrazione, abbassare una tassa minuscola e impercettibile nell’oceano di tasse e di sprechi, non è il pensiero primario degli italiani.
A loro interessa un progetto, una visione. A loro interessa sapere se questo Paese ha ancora un futuro come comunità , o se devono iniziare a pensare a come sopravvivere, anche a scapito del vicino, anche a costo di votare un demagogo.
Le favole le hanno già sentite. Ne sentono da più di vent’anni. Dalla Prima e dalla Seconda Repubblica, che poi non è altro che la prima peggiorata.
Il mondo è cambiato in fretta, mentre noi annaspiamo in un’acqua ferma e senza affluenti tra personaggi tragicomici e vecchi leader senza più ardore e spinta propulsiva, la cui presenza è garantita unicamente da una legge elettorale che sottrae al popolo il potere di scelta - altrimenti verrebbero spazzati via con l’energia di uno tsunami – e che ovviamente non sono più in grado di progettare alcunché.
Non esiste più nessuna credibilità fondata su posizioni acquisite senza riscontro popolare. La credibilità è delle persone, non delle poltrone. E le buone idee potrebbero volare solo se chi le esprime mostrasse di averle a cuore anche a discapito del proprio vantaggio, altrimenti sono parole al vento, un canto di sirene.
Cambiare verso all’Italia, come vuole fare Renzi, non significa scavarsi una buca e cercare di resistere. Significa salire su cime più elevate per guardare un orizzonte lontano. Significa indicare una meta, guardarsi negli occhi e mettersi tutti in cammino. Significa trovare persone disposte a liberarsi di iniqui privilegi e a mettersi sulle spalle un giogo per sostenere chi non riesce. Significa valorizzare la nostra vera materia prima: le giovani menti che crescono in una terra che ha più di 2.500 anni di storia e di civiltà , un patrimonio che non ha uguali nel pianeta. Capire che le professioni fondamentali sono quelle che hanno cura di questa ricchezza, e che a loro va la nostra massima considerazione e verso di loro sono massime le nostre aspettative.
Non abbiamo bisogno di proposte demagogiche che costano miliardi, senza una riga su come trovare i soldi per finanziarle. Abbiamo bisogno di dire chiaro e forte che deve iniziare un percorso di profonda revisione della spesa corrente e di ammodernamento dello Stato. Come le aziende rivedono in fretta i propri bilanci e le voci di costo non indispensabili in tempi di crisi, così lo Stato deve tagliare la spesa almeno del 10%, partendo proprio dalle voci più odiose e impopolari per arrivare fino ai rapporti con i più piccoli fornitori, destinando le risorse a investimenti, abbattimento del debito e riduzione della pressione fiscale.
Non ci serve togliere una tassa, ci serve una prospettiva.
Per questo invitiamo tutti coloro che hanno bisogno di credere in un futuro a partecipare alle primarie del Partito Democratico; ad aiutarci a costruire un’ Italia migliore di quella che ci hanno lasciato in eredità in questi ultimi vent’anni; a venire l’ 8 dicembre a guardarci negli occhi, e decidere se meritiamo la loro fiducia; a cambiare verso a questo Paese storto, con Renzi.
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Giorgio Alessandrini, 27 novembre 2013