Tagli alle Regioni
Occasione di verifica delle autonomie
Matteo Renzi ha fatto benissimo a sollevare la questione. Il taglio di quattro miliardi richiesto dal Governo alle Regioni in occasione della formulazione delle Legge di stabilità ripropone una domanda che necessita ormai di una risposta definitiva. Sono in grado le Regioni Italiane di porsi come unico e credibile interlocutore dello Stato centrale, in un sistema di autonomie che le veda come soggetti adulti e paritari nel confronto con lo Stato? Oppure l’ubriacatura federalista ed autonomista di questi ultimi vent’anni ha portato più danni che vantaggi, con l’esplosione dei costi e dei carichi fiscali, e si rende necessaria una riassunzione di poteri da parte dello Stato per ritornare a controlli della spesa più accettabili e verificabili?
L’analisi del costi delle Regioni ha ampiamente dimostrato quali e quanti siano i margini di miglioramento dei conti. Sono clamorose e documentate le incredibili differenze di costo a parità di servizio, e inspiegabili le enormi diversità di costo pro-capite per ogni abitante a seconda della regione in cui risieda. Mentre alcune, come l’Emilia Romagna, hanno compreso il significato e il valore delle autonomie avviando processi di risanamento dei conti, di razionalizzazione della spesa e di trasparenza amministrativa, raggiungendo livelli che sono oggetto di studio anche in altre parti d’Europa, altre sembrano ancora tanto immature da aver considerato il decentramento come una ricca occasione di moltiplicazione dei costi, incuranti del senso di indignazione e di ribellione che provocano nei cittadini italiani.
Dopo la comprensibile ma affrettata reazione del presidente Chiamparino e altri, siamo curiosi di sapere se la Conferenza delle Regioni è in grado di affrontare il problema delle loro differenze gestionali, comprese quelle a Statuto speciale. Ci aspettiamo che sia sufficientemente adulta e matura per far intendere alle regioni meno virtuose o incapaci di riequilibrio che è finita un’epoca, e che bisogna sapersi adeguare a tempi che richiedono efficienza, sobrietà e trasparenza dei conti. Ci aspettiamo che dalla Conferenza delle Regioni escano indicazioni e direttive vincolanti per tutte, riportandone i conti ad una maggiore uniformità. In caso contrario potrebbe essere opportuno rimodulare il livello delle autonomie, commisurandolo alla capacità di rientro di spesa di ogni regione, fino ad arrivare al subentro totale dello Stato per ogni regione in evidente dissesto finanziario.
Giorgio Alessandrini
22 ottobre 2014
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