martedì 3 dicembre 2024

Da qui alle politiche: cosa ci attendiamo dai partiti

Domenica il paese ha suonato la campanella dell’ultimo giro. Oltre potrebbe esserci l’abisso.

Da qui alle politiche: cosa ci attendiamo dai partiti
Terminate le comunali, è tempo di guardare al percorso che ci separa dalle elezioni politiche e chiarire a noi stessi e ai partiti cosa ci attendiamo per il futuro. Tutte le analisi dei risultati evidenziano quante poche speranze di cambiamento riponiamo nell’attuale classe politica, al punto da considerare qualsiasi persona di buon senso, pur priva di esperienza, più capace di svolgere tale compito con efficacia maggiore di quella osservata finora. 

Del resto la realtà è sotto gli occhi di tutti. Il paese ‘urla’ di eliminare anacronistici privilegi, ridurre drasticamente il numero di parlamentari, sostituire la legge elettorale con una che garantisca la governabilità e restituisca la scelta dei rappresentanti al popolo, condizionare i rimborsi elettorali alle spese effettivamente sostenute, favorire il ricambio delle classi dirigenti. Tuttavia dopo anni l’unico risultato offerto è quello della più assoluta e disarmante inconcludenza. 

Di più: l’attuale rappresentanza politica mostra di voler tenacemente resistere alla volontà popolare, arroccandosi in difesa dell’esistente o cercando di salvarne brandelli. Si pone in antagonismo con il sentire comune, lagnandosi dell’antipolitica e demonizzando i voti che si indirizzano verso nuove speranze, e confermano agli occhi della gente il senso di una voluta e desolante lontananza dalla vita reale. 

Parole come cambiamento, riforme, giustizia, equità, speranza, crescita, sviluppo, in bocche che parlano da troppo tempo senza risultati, perdono ogni credibilità, potenza ed efficacia. Risuonano alle nostre orecchie come suoni assurdi e grotteschi; proferite da chi ha dimostrato l’incapacità di realizzarne il significato, appaiono usate cinicamente solo per il mantenimento di posizioni di rendita e di privilegio, e ci risultano per questo ancora più insopportabili. 

Attraverso le parole un popolo definisce le sue mete, individua i suoi approdi e si avventura per i mari. Onestà, dignità, laboriosità, rispetto, fiducia, condivisione, sono le solide navi con le quali affrontare le tempeste che attraversano il percorso. E’ necessario trovare persone per le quali queste parole abbiano più significato della loro stessa vita e delle loro aspettative individuali, e con le quali ritrovare le energie per poter salpare verso nuovi orizzonti. Quanto tempo sarà ancora necessario per comprendere che in questa situazione le attuali leadership dei partiti hanno perduto qualsiasi titolo per ergersi a guide della nazione? 

L’ unico modo per ripristinare una parziale fiducia è ormai quello di votare riforme che vadano ad apparente danno di loro stessi. Ci attendiamo infatti per la fine della legislatura almeno l’essenziale:
  1. lo svolgimento di tutto l’iter costituzionale previsto per la riduzione del numero dei parlamentari, almeno del 40%;
  2. una riforma elettorale che consenta un’alternanza tra aree moderate progressiste o conservatrici, e nella quale la scelta di tutti i rappresentanti sia nelle mani del legittimo sovrano. Ogni ipotesi di liste elettorali bloccate, anche solo parzialmente, è da considerarsi come un esproprio illegittimo della volontà popolare, oltre che una dimostrazione di debolezza inaudita che mina alle fondamenta il rapporto di fiducia alla base del concetto di rappresentanza. Il principio è uno solo e vale per tutti, soprattutto per chi ambisce a posizioni di responsabilità: per fare il leader di partito bisogna chiedere ai militanti dello stesso; per fare il parlamentare si chiede al popolo
  3. una definizione del ruolo dei partiti, che devono diventare soggetti giuridici con rigide regole a cui sottostare per avere diritto al finanziamento pubblico; quest’ultimo non dovrà più essere a pioggia e sulla base degli aventi diritto al voto come fino ad oggi, bensì condizionato alla effettiva partecipazione alle competizioni elettorali e al raggiungimento di risultati minimi, commisurato al numero reale dei votanti e proporzionato alle spese elettorali certificabili. 

Avendo lasciato ad un governo tecnico il compito che non sono stati in grado di svolgere, gli attuali partiti hanno solo quello di procedere ad una concreta ed efficace riforma di sé stessi. Molti mesi sono già passati inutilmente e domenica
il paese ha suonato la campanella dell’ultimo giro. Oltre, potrebbe esserci l’abisso.

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Giorgio Alessandrini, 24 maggio 2012

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Giorgio Alessandrini

Analista dati delle politiche per il lavoro per la Regione Emilia-Romagna. Ex funzionario amministrativo di INA-Assitalia, poi Generali. Appassionato delle vette e del mare; di emozioni; della vita. E di politica come strumento di risoluzione dei problemi reali.

© Giorgio Alessandrini 2017
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