È stata come avevi sognato? - Il vociare degli invitati sembrò cessare all’istante. In trent’anni i pochissimi incontri fortuiti erano stati sbrigativamente esauriti con frettolose frasi di circostanza. Ora il caso, o forse la diabolica idea di qualche maliziosa conoscenza, li fece trovare vicini di tavola. Nel momento in cui se ne accorsero, si resero immediatamente conto di non avere vie di fuga. I loro occhi si incontrarono, e con un mezzo sorriso si trasmisero un tacito accordo di educata cordialità . La fece sedere accompagnandole la sedia e poi prese posto alla sua destra. Le versò l’acqua e chiese che vino gradiva, ma lo rifiutò.
I commensali di fronte e di fianco si presentarono e lui si rialzò per salutare le signore. Risedendosi, le chiese cosa l’avesse portata ad essere presente a quella cena-evento.
Gli fu subito chiaro che trent’anni erano troppi per qualsiasi dialogo superficiale, che al massimo sarebbe potuto durare solo qualche minuto. Non avrebbe retto per la durata di una cena, in cui peraltro entrambi difficilmente avrebbero mangiato. Raccolse il turbinio delle sue emozioni in pochi istanti, ma fu una pausa così carica di silenzio che riuscirono a riempirla solo guardandosi negli occhi. Lei li aveva stanchi e segnati ma ancora vivissimi, e lui si domandò se anche i suoi fossero altrettanto vivaci, ma forse sì, perché lei vi stava leggendo la vita di tutti quegli anni.
- È stata come avevi sognato? - le chiese, e il rumore cessò. D’improvviso lei si sentì in una fragile barca in mezzo a onde che diventavano sempre più grandi e dubitò di voler proseguire, ma poi decise di rispondere. Lui invece sentiva i passi dei suoi scarponi nel silenzio delle pietraie che portano verso le cime, e sapeva che più sarebbero saliti più avrebbero guardato le loro vite da lontano, sicuro che era l’unico modo per dare un senso a quella serata.
- No. Ma anche sì. Non c’è una sola risposta. Probabilmente non c’è per nessuno. Ho fatto molte cose che desideravo fare. Ho avuto una famiglia numerosa e un lavoro che non mi ha alienato e mi ha dato tranquillità . Ho dato forma e corpo a interessi, idee e iniziative. Alcune con successo, altre meno. Il tempo è volato. Ho il cuore colmo di momenti felici e le membra usurate da quanto mi sono sfinita. Non ho inseguito effimere vanità , e nel complesso sono soddisfatta. Ma non sono mancati i momenti di solitudine, quelli in cui ci si chiede dove siamo, che senso abbia quello che stiamo facendo, cosa abbiamo perduto. La vita ci pone continuamente di fronte a scogli da superare. Da ragazzi potevamo permetterci di fuggire, ma poi bisogna imparare ad affrontarli uno alla volta, ed ognuno ti dona qualcosa ma consuma energie. E per te? -.
- Non è stata la vita che immaginavo di dover vivere come tutti. La separazione fu come deragliare da un binario predefinito, e una volta assuefatto all’idea di poter scegliere in ogni istante la mia direzione non rinunciai più a quella libertà . Ho scalato le montagne. Quelle vere. Ma il nostro distacco fu la vetta che mi mostrò i precipizi più spaventosi. Entrambe mi hanno insegnato a non avere paura del vuoto, a cercare appigli ed energie dove sembra non essercene, a dare voce all’anima, a conoscere ed accettare la mia ombra, a non credere ai mai e ai sempre, a contare su di me -.
- Tu eri già così. Quello che io stupidamente credevo un limite era invece una forza che io non avevo. L’ho capito accudendo ogni giorno tutti i miei figli, affrontando con fatica e pazienza i loro problemi. Allora mi ricordai di quando passavamo le notti a studiare, e ti eri iscritto ad un’altra facoltà solo per aiutare me. Se sono un medico è un po’ anche grazie a te -.
- Eravamo ragazzi e io potevo solo portare la concretezza quotidiana di un giovane che si faceva strada nel mondo del lavoro dopo una fresca esperienza di studi, oltre ad un amore vivido e colmo di incanto, ma ancora acerbo e privo delle capacità espressive che può donare solo una profonda consapevolezza di sé. E anche se la tua vita ti ha portato a rivalutare la mia determinazione, capisco che a quell’età possa essere stata sottovalutata. Allora non avevo ancora idea degli abissi dell’anima, e di quanta ricchezza interiore può donarci attraversare il dolore più devastante. Su quel cammino si è eretto un uomo nuovo, che ha percorso la sua strada con passo più sicuro. -
Dopo un breve silenzio, il mondo circostante tornò lentamente a farsi udire e i commensali, che la loro conversazione aveva fatto sparire come un incanto, riapparvero ironizzando che fossero tornati tra loro. Come previsto, entrambi non avevano toccato cibo. Lui si alzò per salutare i presenti e scusarsi. Le chiese se era già organizzata per il rientro e, ricevuta la risposta affermativa, accennando il baciamano la guardò un’ultima volta negli occhi, senza dire altro.
Mentre si allontanava lei si alzò e lo chiamò per nome. Fece i pochi passi per raggiungerlo e disse - Grazie per aver attraversato la mia vita con il tuo amore -.
Lui sorrise. - Di nulla, - rispose, chiamandola per nome - è sicuramente servito di più a me, che ne ho tratto una ricchezza che non ha prezzo -.
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Giorgio Alessandrini, 19 luglio 2024