Lo accolse nella sala degli specchi. Un salone col soffitto a volta affrescato con scene di caccia e grandi vetrate che davano sui giardini interni.
Ad esclusione della parete col camino, sormontato da una tela impreziosita da una cornice dorata, le altre erano riempite da enormi specchi antichi incorniciati come il quadro e appesi con una leggera inclinazione verso il basso, in modo da inquadrare l’area della conversazione, due divani in tessuto rosso damascato ai lati del camino. Sotto agli specchi, preziose console con ripiani in marmo chiaro.
Lo fece accomodare all'angolo del divano, e si sedette all'altro. Portava la sua nobiltà con delicatezza e grazia.
L’eleganza nei modi e la raffinata semplicità nel vestire ne ingigantivano la femminilità ed il fascino. Ma era la ricercatezza della conversazione a conquistare l’interlocutore. Ad impegnarlo a trovare risposte e sollecitazioni immaginifiche che fossero all’altezza della sua mente brillante.
In questo sforzo dell’ingegno e dell'oratoria, finiva per restare intrappolato nel gioco della seduzione, di cui lei era maestra. E facendolo sentire in questo stato come se fosse del tutto solo e rapito, gli stringeva un cappio intorno al cuore prima di conquistarlo con la fragranza del suo aroma, sedendosi un po’ più vicina a lui.
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Giorgio Alessandrini, 13 settembre 2016