La presentazione del libro di Sandra Bonzi a Travo è stata simpatica e brillante, come spesso avviene quando le intelligenze sono al servizio dell’arguzia.
Proveniente dal giornalismo, ma contigua anche al mondo dello spettacolo e del cinema (è la moglie di Claudio Bisio), Sandra Bonzi si cimenta in un giallo “atipico”. Un espediente utilissimo per legare una trama fatta di frequenti cambi di inquadratura, che l’autrice utilizza con maestria per tratteggiare i caratteri dei personaggi.
Ed è proprio in questo, per me, che essa rivela un’ammirevole capacità nella rappresentazione scenica del racconto, disegnando con leggerezza ma con straordinaria intensità profili umani che nelle loro diverse età affrontano le inquietudini e i malesseri di questo complicato millennio.
Una lettura estiva nel senso migliore della definizione: un racconto che hai voglia di proseguire non tanto per scoprire “chi è l’assassino”, quanto per completare quel sottile cammino verso l’armonia del quadro d’insieme.
Sarà perché è ambientato a Milano, mia città per trent’anni, e in parte nelle colline piacentine; sarà perché il caso ha voluto che dovessi riportarla all’albergo a Piacenza, e ne abbia costatato la curiosità anche verso vite che si sfiorano solo per un attimo, ho avuto modo di gustare non solo la piacevolezza del racconto, ma anche la vivacità della mente che lo ha creato.
#ilmionomeèduedipicche, #sandrabonzi
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Giorgio Alessandrini, 17 luglio2023