Quali sono le parole e i silenzi che ci colpiscono? Che arrivano là dove la marea dei suoni indistinti e il brusìo quotidiano non possono giungere? Quale sete plachiamo quando incontriamo una voce che penetra la nostra anima, si addentra velocemente nei suoi più nascosti meandri come se ne avesse le chiavi, come se fossimo sempre stati nudi e indifesi di fronte a quei toni profondi e armoniosi?
Gli stili di vita, le abitudini, i compromessi e gli accomodamenti quotidiani, i doveri e le responsabilità gettano sabbia sui tizzoni senza spegnerne le braci roventi. L’urlo si placa e riposa nell’inconscio finché quel soffio pungente non riattizza la fiamma che avvampa immediata, ci scopre e denuda, ci domanda chi siamo.
Lo sappiamo fin dal momento in cui la udiamo? Si. Lo sappiamo. E per continuare a sentirla disveliamo qualcosa di noi, perché diventa un bisogno. Il bisogno di tornare in contatto con le braci che ci ridanno la vita.
Non importa più cosa stiamo facendo. La fiamma arde impetuosa e riscalda un gelo del cuore.
Un incendio che ci fa temere di non riuscire più a spegnerlo.
______________________________________
Giorgio Alessandrini, 10 dicembre 2020