Desidero dire alcune parole, da semplice nuovo iscritto: un contributo per una riflessione direi necessaria, dopo le ultime prove che il PD ha dato di sé.
Parole PER il Partito Democratico: l’unico approdo possibile, l’unico potenzialmente credibile, dopo i disastri materiali e morali del berlusconismo; dopo l’esasperazione per il degrado di ideali, valori, regole e certezze a cui ci hanno condotto gli ultimi dieci anni di governi di centrodestra, fino all’abbrutimento di un presidente del consiglio che devasta l’immagine del paese con comportamenti pubblici e privati indecorosi per il ruolo.
Da allora, il PD doveva porsi come unico punto di riferimento per un’opinione pubblica sbigottita dalla leggerezza e dallo scarso senso dello stato mostrato da chi governava.
Non c’ è bisogno di essere di sinistra per capire quanto l’esistenza di un Partito Democratico solido, unito, saldo e fresco, sia essenziale alla democrazia italiana.
In questi ultimi due anni ho cercato di dare una mano alle primarie per il sindaco, alla campagna per le comunali, alle primarie per Bersani, alle elezioni.
Solo dopo l’esito elettorale, ho deciso di prendere la tessera del PD. Nei momenti di difficoltà, infatti, diventa maggiormente importante il contributo di ognuno di noi. Permettetemi di ripeterlo: nei momenti di difficoltà, diventa importante il contributo di ognuno di noi. Un contributo indispensabile, un contributo necessario, ma anche un contributo doveroso e senza alternative, a meno che non si pensi che nel sistema politico italiano non serva la possibilità dell’alternanza tra democratici e conservatori.
Chi paventasse divisioni, o addirittura le auspicasse, immagino sappia che non farebbe altro che ammainare la bandiera del progressismo e dell’alternativa al populismo berlusconiano, per piegarla e consegnarla direttamente nelle mani di Grillo, ovvero di un populismo probabilmente peggiore e più pericoloso del primo, autorelegandosi alla marginalità e all’inesistenza politica.
Non esistono alternative al Partito Democratico. Quindi nessuno si lasci prendere dallo sconforto. Nessuno si lasci ingabbiare il pensiero, l’apertura mentale, la passione e il cuore da banali e piccine logiche di corrente. Non è sicuramente questo, quello che occorre ora.
Occorre piuttosto la capacità di ritrovare una sintonia con il pensiero comune degli italiani.
Un pensiero che è fatto di indifferenza per la politica, quando non di vero e proprio disgusto; di insofferenza per parole e rappresentanti che hanno dimostrato nei fatti e nel tempo di non essere in grado di realizzare alcun significativo cambiamento, a parte quello della garanzia di permanenza di sé stessi nel proprio status; di rabbia sorda e profonda per gli inaccettabili privilegi, di fronte alle loro enormi difficoltà e all’apprensione per il loro futuro e di quello dei propri figli; di priorità materiali e quotidiane, percepite da tutti gli italiani con grave urgenza, e a fronte delle quali non sembriamo in grado di offrire risposte univoche e rassicuranti, e se le abbiamo non siamo in grado di comunicarle adeguatamente.
Riprendo alcune parole di Veltroni pubblicate su Repubblica qualche settimana fa:
“Essere democratici significa considerare intangibili valori come la legalità e la giustizia sociale, avere una cultura aperta ai diritti e una idea della società come una comunità inclusiva”.
Solo un Pd che sappia proporre agli italiani una visione del futuro, un progetto coraggioso di cambiamento e una proposta di governo autorevole, credibile e affidabile, può tornare a crescere, a riconquistare le menti e i cuori degli italiani.
Il Partito Democratico è stato creato e continuerà ad esserci per portare avanti questo progetto e questi valori, per esprimere un’idea di società, per comunicare la nostra passione e la nostra ferma volontà di lavorare per il futuro e per le nuove generazioni.
Il nostro scopo è quello di comunicare che esiste un nuovo orizzonte luminoso e sgombro, è quello di orientare lo sguardo di tutti verso un nuovo percorso, di raccogliere le energie del paese per mettere tutti in cammino.
I nostri strumenti sono la raccolta del consenso di massa, il coraggio e la determinazione a raggiungere da soli la larga maggioranza dei voti nel paese.
Per fare questo dobbiamo tornare a dire parole chiare sulla nostra identità, ed evitare qualsiasi ambiguità che ne possa minare la credibilità. Dobbiamo imparare a comunicare non solo con coloro che abbiamo allontanato a causa delle nostre incertezze e rigidità, ma anche alle persone che fino ad oggi non siamo stati in grado di raggiungere.
E, dopo vent’anni di insuccessi nel contrasto al berlusconismo, dopo aver perso elezioni che si sarebbero dovute vincere in carrozza, dobbiamo pensare a cambiare le leadership, perché francamente non possiamo più considerare credibili parole di cambiamento nelle stesse bocche che le hanno rese vuote e persino beffarde in tutti questi anni.
Gli italiani bramano una speranza in una società migliore, dove chi merita avanza e chi sbaglia paga, dove chi ruba sia costretto a restituire e chi crea ricchezza ne possa godere e condividere.
Non ci servono facili promesse. Ci serve un difficile futuro da inseguire.
Forse vale la pena ricordarlo: il popolo italiano non teme affatto le difficoltà di un’impresa ardua, ma resta immobile per diffidenza verso chi non sa dare l’esempio.
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Giorgio Alessandrini, 7 maggio 2013