Può una classe politica di centrosinistra in parlamento da più di vent'anni, molti dei quali al governo, indicarci oggi soluzioni come se non fosse essa stessa la responsabile dell'inazione e degli errori commessi? Con quale credibilità? È ovvio che rispetto a loro possono andar bene anche Conte, o Salvini, e ora la Meloni.
E ancora: può una classe politica che sfrutta da decenni il sistema dei listini bloccati e la distribuzione dei voti sul territorio per garantirsi la rielezione e la permanenza in parlamento a dispetto di tutti gli iscritti e militanti, avere l'autorevolezza necessaria a farsi seguire non solo da questi, ma anche dall'opinione pubblica? Evidentemente no.
La prima cosa da fare è dunque restituire al popolo sovrano il potere di scelta dei parlamentari, proditoriamente scippato da leggi elettorali incostituzionali. Le motivazioni della sentenza che ha eliminato il "porcellum", nella parte in cui si stronca il sistema delle liste bloccate, valgono anche per la legge attuale. Quindi, visto che in parlamento non ci sarà mai una maggioranza che voglia davvero cambiarla (fa troppo comodo a tutti), l’unica via è farne dichiarare l’incostituzionalità ed eliminarla. E con lei tutti quelli che l’hanno votata.
Una volta chiarito che le persone oggi alla guida del partito non sono più quelle degnamente legittimate a rappresentarlo, un percorso costituente che ne riqualifichi l'indirizzo politico e i nuovi cardini dell'azione sarà più agevole e scevro dalle resistenze di chi pensa soltanto a conservare il proprio status, e forse potremmo aspirare a far ritornare il PD un perno dell'area riformista intorno a cui aggregare un consenso alternativo alle destre.
La lentezza della dirigenza nell’ avviare la ricostruzione del PD e l’inadeguatezza delle metodologie di confronto proposte sono il segnale di una gattopardesca volontà di non cambiare nulla, cercando di sedare gli animi degli iscritti con feticci di partecipazione nella speranza di salvare sé stessi.
Accade però che noi iscritti non giochiamo alla politica nel silenzio ovattato dei grandi palazzi del potere, ma viviamo il frastuono scomposto e sgradevole di un’Italia che soffre.
E sappiamo che non ci sarà un’altra opportunità. O il PD cambia adesso, con questo congresso, o sarà l’epilogo di un declino iniziato anni fa e di cui, spiace dirlo, avevamo avvisato allora.
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Giorgio Alessandrini, 2 dicembre 2022