Anche se ormai dispero di essere ascoltato, come militante considero questo tipo di comunicazione un errore politico ed economico.
Da una parte mi sembra che la direzione del partito abbia ormai finalmente acquisito - se pur in ritardo di anni - la consapevolezza della necessità di riequilibrare le disuguaglianze economiche e sociali prodottesi in Italia e in tutto l’Occidente industrializzato per gli effetti della globalizzazione.
Dall’altra, constato una vistosa inadeguatezza nelle soluzioni proposte, dalle quali traspare una mancanza di visione e di organicità che può minare la credibilità delle stesse e la loro efficacia reale.
I bonus per i giovani e le relative modalità di finanziamento, gli aumenti degli stipendi per gli insegnanti (perché solo loro?), l’odierna mensilità in più a fine anno per i lavoratori, sono tutte iniziative lodevoli per il fine a cui tendono, ma profondamente sbagliate nel metodo e nel risultato finale.
Sono sbagliate perché si percepisce chiaramente che non affrontano i nodi e le distorsioni strutturali del nostro sistema: le enormi differenze fiscali tra contribuenti a parità di reddito, l’evasione fiscale, la ricerca della produttività e della competitività solo e sempre a discapito del lavoro e del futuro dei ceti più deboli.
Se questi nodi non verranno affrontati con chiarezza e con proposte organiche di lungo periodo, nessuno le guarderà come un orizzonte lontano e rassicurante verso cui incamminarsi fiduciosi, e le conseguenze saranno perverse.
Stiamo celebrando la scomparsa di Piero Angela, che ci ha insegnato come spiegare argomenti complessi in parole semplici. Più che accodarci al cordoglio sui social per cercare di apparire popolari, faremmo meglio a chiederci come spiegare che nuova Italia ed Europa vogliamo, e come ridare una prospettiva a chi non l’ha più, e non si fida.
Ho già pubblicato e fatto avere al partito le analisi e considerazioni sui dati del Mef relativi alle entrate tributarie e fiscali degli ultimi 20 anni.
Resto convinto che il punto di partenza imprescindibile per una nuova accettabile equità e redistribuzione sia una profonda riforma del sistema fiscale, e poi del mercato del lavoro.
Dobbiamo trattare il reddito familiare come il reddito di impresa, e tassare gli utili al netto delle spese pagate elettronicamente, eliminando ogni disparità di trattamento per tipologie di lavoro e aumentando la gradualità e il numero delle aliquote per fasce di reddito.
Otterremo la drastica riduzione dell’evasione, il recupero immediato dell’Iva, e un’espansione della domanda interna che sosterrà il PIL.
Non ci interessa una società che non cresca tutta insieme, né elite di imprenditori che in nome della competitività offrono precariato e miseria, ma che non si fanno mancare l’ultimo modello di Suv. Dobbiamo incentivare l’impresa che produce lavoro insieme al profitto, in tutte le forme possibili. Anche ripristinando il falso in bilancio, e scoraggiando decisamente abusi e consuetudini antisociali.
Non dobbiamo contrapporre alle proposte ridicole ed egoistiche della destra altrettante proposte che sembrano spot elettorali a favore di alcune categorie e non altre.
Dobbiamo proporre una nuova società in cui, come ci ha lasciato detto Piero Angela, ciascuno faccia la sua parte.
Con diligenza e dignità , mi permetto di aggiungere.
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Giorgio Alessandrini, 14 agosto 2022