Non ci sono alternative al Partito Democratico
Il progetto di unificare tutte le forze democratiche e progressiste è sempre valido.
E’ l’ora delle persone che danno testimonianza con l’esempio, di chi davanti alle macerie si toglie la giacca ed inizia a spalare, di chi alla fine del lavoro si accontenterà della ricompensa più grande: la gratitudine.
Il Partito Democratico ha gente così in tutta Italia. Nessuno si senta perduto. Nessuno si lasci prendere dallo sconforto.
La disfatta di ieri è una opportunità .
Non esiste un’alternativa all’esistenza di un grande Partito Democratico in Italia. Esistono solo alternative su chi dovrà guidarlo.
Il progetto di unificare tutte le forze democratiche e progressiste in un nuovo soggetto che sia un punto di riferimento per tutto l’elettorato non ostinatamente liberista, e quindi in grado di diventare ampia maggioranza nel Paese, è sempre valido.
Solo chi ha una visione proiettata nel passato, solo chi ragiona ancora secondo logiche di area di provenienza, o di matrici culturali e identitarie figlie della storia politica e civile del dopoguerra, può ancora illudersi di non doverlo portare a compimento.
A questo progetto non mancano certo i valori di riferimento: la legalità , la giustizia sociale, l’uguaglianza intesa come garanzia delle stesse opportunità di partenza, la mobilità nella scala sociale rigorosamente basata sul merito dell’individuo, l’economia di mercato e della libera concorrenza come sistema economico che garantisce la migliore fruizione di beni e servizi per i cittadini, la correzione delle distorsioni del capitalismo puro attraverso interventi e politiche fiscali che garantiscano l’equa distribuzione della ricchezza e il sostegno delle categorie più deboli e svantaggiate, la tutela della proprietà e della ricchezza che siano rigorosamente il frutto del lavoro onesto e trasparente, le visioni di lungo termine su una società che nella salvaguardia delle proprie radici, tradizioni e cultura, si apre all’esterno per accogliere dalle altre ciò che la rinforzano e la rinvigoriscono, impedendone la chiusura in gretta difesa e inevitabile decadenza.
Un partito con una visione di una società come comunità che cresce e si sviluppa insieme, solidale e non individualistica, in cui il progresso e la ricchezza siano non solo coltivati ma anche concepiti come condivisi, e che quindi abbia in orrore e scoraggi decisamente qualsiasi comportamento furbesco o fraudolento che porti a vantaggi esclusivamente personali o di parte, se ad evidente danno della comunità stessa.
In questi ultimi due mesi, se ancora ne avevamo dubbi, abbiamo definitivamente compreso che questo progetto è troppo ambizioso e coraggioso per leader sfibrati da decenni di politiche inconcludenti. Uomini talmente abituati a riti del passato da non essere più in grado di riadattarsi ad un mondo completamente cambiato e molto più veloce; un mondo che ha urgente bisogno di risposte e di decisioni rapide, alle quali non è più possibile opporre la ritualità e le dinamiche del secolo scorso.
Il Partito Democratico ha bisogno di ridefinire la sua identità , di trasformarla e trasmetterla agli italiani in un nuovo sogno di rinascimento del paese. Una nuova generazione di democratici deve prendere su di sé questa identità , e imparare a comunicarla con priorità e parole chiave, con coraggio e fiducia, senza paura di dover cambiare tutto, di dover discutere tutto, compresa la nostra Costituzione.
Ieri è apparso chiaro a tutti gli italiani che l’attuale sistema di elezione del Presidente della Repubblica è irrimediabilmente invecchiato, e diventa urgente pensare se dobbiamo uniformarci velocemente ai sistemi di elezione diretta, e quindi alla forma della Repubblica.
Non c’è nulla di più paralizzante della paura. Nei momenti di difficoltà siamo capaci di dare il meglio di noi stessi. Quindi chi deve si faccia da parte, e lasci il campo al coraggio.
Giorgio Alessandrini, 21 aprile 2013
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