Erano le due e il paese ormai dormiva. Davanti allo specchio si passava lentamente il latte detergente sul viso, cercando di placare in una routine ripetitiva il tumulto di emozioni e sentimenti contrastanti che la stavano dilaniando. Si sentiva in mezzo all’oceano. Inghiottita dalla vastità dell’orizzonte, ma anche dalla profondità dell’abisso.
Il cuore riviveva ogni istante dell’incanto vissuto. Sussultava al pensiero della passione trepidante, dei baci
teneri, delle carezze, dell’abbandono.
La mente invece le ricordava gli inciampi delle corse a perdifiato. Le sbucciature. Le cadute rovinose, quelle che avevano richiesto tempo per tornare a camminare come prima.
Si guardava allo specchio e cercava negli occhi una risposta. Perché ci sentiamo vivi e rinati solo a contatto con i nostri desideri più nascosti e profondi? Perché ciò che abbiamo custodito e protetto fino a quel giorno non riesce più a scaldarci e a nutrirci, quando scopriamo di poter tornare a volare?
Nel silenzio della notte avvertiva la paura di un altro passo nel vuoto, come tanti del passato. Ne conosceva la vertigine e lo smarrimento. Ma sentiva una nuova energia scorrere dentro di sé, che la attirava verso strade sconosciute.
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Giorgio Alessandrini, 21 luglio 2021