Oltrepassava la vita. Con cuore a volte stanco ma non sazio, affrontava le pareti con lo sguardo alle vette più in alto.
Ogni tanto guardava indietro. Non si voltava davvero, ma era come se lo facesse, perché il percorso era tutto lì, dentro di lui. Ne ripercorreva il sentiero, le cime e i dirupi.
Sentiva il tepore delle estati dell’anima e l’estrema durezza del gelo degli inverni. Ne portava i segni sul viso e nel cuore.
Riconosceva i pochi rifugi a distanza. Ormai aveva imparato quando gli erano necessari e quando doveva proseguire.
Altri, erano sempre con sé.
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Giorgio Alessandrini, 8 febbraio 2021