Una prima cosa credo si possa dirla: eravamo del tutto impreparati. Non solo noi italiani. Tutti. A noi è toccata solo la sventura di essere i primi investiti dall’onda; e quindi gli altri, se ci osservano, hanno la possibilità di correggere il tiro. Ma è evidente che anche il nostro fiore all’occhiello, la Protezione Civile, non era pronta. Sicuramente ha piani pronti per le calamità caratteristiche del nostro territorio: terremoti, frane, valanghe, inondazioni. Per una pandemia planetaria, no. Forse non ci abbiamo mai pensato. E se ci abbiamo pensato, non lo abbiamo ritenuto un rischio probabile.
Coi virus letali si fanno i film americani, ma a nessuno è passato per la testa che potesse succedere davvero. E non è una colpa di questo o quel governo. Chiunque si sia alternato alla guida del paese, un po’ ha dovuto concentrarsi sulla perenne emergenza economica, e un po’ si è talmente abituato alla sola gestione dei problemi immediati e presenti, da non riuscire più ad avere uno sguardo lungo sul futuro. La carenza di medici e personale infermieristico, già critica prima dell’esplosione dell’epidemia, dimostra quanto sia sottovalutata la capacità di una corretta pianificazione dei bisogni. Eppure ci riempiamo continuamente la bocca con la parola prevenzione.
La fase critica ci mostra disfunzioni che avremmo potuto immaginare:
1. Scarseggiano strumenti sanitari essenziali, in primo luogo per il personale ospedaliero, e poi per la popolazione tutta. E l’approvvigionamento nell’urgenza diventa estremamente difficoltoso. Siamo addirittura al punto, incredibile a dirsi, che Stati “amici” requisiscono per sé acquisti da noi già pagati e di cui abbiamo enormemente più bisogno. Questa evenienza ci era talmente estranea che non abbiamo mai ipotizzato – e quindi pianificato - l’immediata riconversione produttiva di aziende strategiche verso prodotti urgenti e oggi irreperibili nell’economia globalizzata.
2. Per eccesso di domanda, iniziano a verificarsi pericolose riduzioni delle scorte di farmaci. Anche questo è un segno di una scarsa capacità di immaginazione delle situazioni di crisi, nonostante si siano già verificate diffusioni di virus a livello planetario.
3. Molte strutture ospedaliere, forse anche quelle di nuova generazione, non sono ancora attrezzate o attrezzabili per consentire al personale medico e sanitario di prestare la loro opera in condizioni di maggiore sicurezza e isolamento, affinché gli ospedali stessi non si tramutino in centri di veicolazione dell’epidemia.
Certo, parlare adesso è facile. Il costo altissimo che stiamo pagando servirà alla nascita di piani nazionali ed europei che ci renderanno più preparati ad affrontare eventualità così catastrofiche. I danni che subiremo con i tracolli delle economie, ci faranno comprendere che tali piani - e le strutture necessarie ad attivarli – saranno da considerarsi investimenti, e non puri costi.
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Giorgio Alessandrini, 20 marzo 2020