Questo caso (non è l'unico, purtroppo) riporta in evidenza l'enorme ed irrisolta questione delle leggi elettorali che si succedono dall'abolizione del sistema delle preferenze.
Siamo tutti disposti a riconoscere alla Signora De Biase le competenze richieste e auspicabili per aspirare a rappresentare il popolo italiano.
Il problema non è questo, e neanche un atteggiamento maschilista. Il problema è il sistema di selezione della classe dirigente, ormai sprovvisto dei più elementari criteri di trasparenza e partecipazione.
Di competenze come quelle che la Signora De Biase cita nell'articolo, e anche migliori, nel PD ce ne sono a migliaia. Ma, a differenza di tutti gli altri, la Signora De Biase può contare sulla segnalazione della sua figura in quanto si trova a stretto contatto con le élite che, da sole, decidono chi prendere in considerazione e chi no. E non necessariamente per bocca di suo marito. Anzi, con tutta probabilità , con discrezione e anche qualche sottile forma di piaggeria.
Questa cosa si verifica in tutti i partiti. Ma nel Partito Democratico è molto più grave che avvenga. In primo luogo, perché è il partito che dovrebbe dimostrare coi fatti che l'ascensore sociale esiste davvero e non ci sono uguali più uguali degli altri. In secondo luogo, perché è ormai l'unico partito strutturato e non padronale, e avrebbe mezzi e risorse per favorire una piena partecipazione di iscritti e militanti alla valorizzazione dei più meritevoli, indipendentemente dai loro rapporti con chi sta al potere.
"Senza canali di comunicazione adeguati, si ingigantisce l’importanza delle relazioni personali e dirette, che sono quasi esclusiva competenza di chi si occupa di politica a tempo pieno e da essa trae un reddito. Gli altri non hanno il tempo né le occasioni per coltivarle.
È così che la politica diventa autoreferenziale e si trasforma in élite, azzerando le possibilità di ricambio di sé stessa. Soprattutto in presenza di leggi elettorali dove le liste dei candidati vengono confezionate dal capo, e non ci sono seri sistemi di individuazione dei candidati radicati sul territorio e vincenti.
Il tema di una legge elettorale che favorisca la selezione diretta delle candidature a livello locale non può più essere rinviato.
Serve a ridare autorevolezza ed indipendenza al parlamentare nei confronti del vertice.
Serve a selezionare rappresentanti stimabili e realmente capaci di raccogliere consenso.
Serve soprattutto a ricreare un importantissimo canale di comunicazione perduto tra il centro e la periferia, perché il parlamentare che deve raccogliere voti nella sua terra sta bene attento ad ascoltarne gli umori e i disagi, per portarli all’attenzione di chi decide. Cosa che ora non avviene quasi più, visto che l’attenzione del parlamentare è rivolta agli umori del capo che lo potrà ricandidare."
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Giorgio Alessandrini, 11 agosto 2022