Premetto che non sono in grado di pontificare né sulle cause né sugli sviluppi a breve di questa nuova aggressione di Putin.
Ricordo l’Ungheria nel 56, la Cecoslovacchia nel 68, e ancora l’Afghanistan nel dicembre 1979, e mi sembra incredibile che nel 2022 ci siano ancora dittatori che pensino di risolvere le divergenze e problemi interni con i carri armati e l’attacco a popolazioni inermi e a stati sovrani.
Resto muto e impotente di fronte alle sofferenze degli ucraini; al dolore del sopruso, dello sradicamento delle vite, della separazione delle famiglie, della fuga verso l’ignoto per istinto di sopravvivenza. E, come tutti coloro che non hanno la verità in tasca, provo empatia per le loro sorti e una rabbia per il loro aguzzìno che cerco di ricondurre a ragione.
Questo post non vuole quindi dare risposte, quanto piuttosto fare nuove domande.
Mi chiedo quali cambiamenti conseguiranno a questo conflitto. Mi sembra di capire che la globalizzazione, già abbastanza in crisi nel mondo occidentale a causa delle estreme difficoltà in cui ha posto i ceti bassi e medi, aumentando ferocemente la forbice delle disuguaglianze economiche e sociali, abbia ricevuto da questa azione militare un duro colpo che potrebbe far riconsiderare il primato della finanza sulla politica.
Il mondo non sarà più come prima, e mai come ora appare chiaro che i settori fondamentali per il funzionamento del sistema di mercato non possono più essere allocati in ragione della sola convenienza economica, quanto invece della loro importanza strategica.
L’approvvigionamento delle materie prime e delle fonti di energia richiede capacità di innovazione e diversificazione tali da consentirci di sottrarci al ricatto del satrapo di turno. Così come i settori tecnologici e di avanguardia dovranno tornare ad avere una centralità produttiva europea.
Per non cadere nel baratro di nuove guerre, non mi sembra che ci siano altre alternative che correre più veloce.
Più cultura, più saperi, più abilità, più tecnologia. Più futuro.
_________________________________________
Giorgio Alessandrini, 6 marzo 2022
Aggiornamento: il 13 marzo 22 sul Corriere della Sera il giornalista specializzato nel settore economico, Dario di Vico, esprime la stessa valutazione nell' articolo: