Al nuovo Segretario del Partito Democratico Enrico Letta
Buongiorno Segretario,
credo che i circoli del PD raccoglieranno con entusiasmo e passione la sfida di una importante opera di rinnovamento del Partito Democratico, finalmente riconosciuta apertamente nella sua relazione.
PREMESSA
L'esasperante litigiosità interna ha determinato una profonda lesione dell'immagine del Partito Democratico e della percezione della sua capacità di interpretare e concentrarsi sul reale disagio della popolazione italiana.
Una fetta dell’elettorato non si riconosce più nel partito e si astiene dal voto per diversi motivi: la crescita delle disuguaglianze, la stagnazione economica, la disoccupazione, il precariato, il crescente senso di insicurezza per il futuro, la percezione dell’impotenza della politica nazionale di fronte a fenomeni economici di carattere sovranazionale.
L’inadeguatezza delle risposte ha alimentato la rabbia e il malcontento e ha determinato l’esplosione di consenso del populismo qualunquista e di destra.
Da tempo è necessaria e improrogabile una analisi politica seria e circostanziata, che produca una nuova visione e una nuova meta verso cui radunare e accompagnare il nostro elettorato; quello nuovo da convincere e quello vecchio, sfiduciato e sfibrato.
ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE
Nel suo discorso all’Assemblea ha evidenziato che gli unici partiti rimasti ad avere una organizzazione territoriale sono il PD e la Lega, che la copiò dal PCI. Su questo tema, preme ribadire alcuni princìpi:
1. I circoli e gli iscritti devono tornare ad avere voce. Per ridare un senso e rinvigorire le energie di chi, nonostante tutto, crede ancora che la partecipazione sia un valore e nel panorama attuale anche un dovere. Per ravvivare un dialogo tra direzione e organizzazione territoriale che, essendo oramai completamente cessato, affievolisce fino a spegnerla la fiammella della militanza e impoverisce il dibattito ai vertici, trasformandolo in posizionamenti tattici di carattere personalistico.
2. Anche oggi, nel mondo globalizzato e digitalizzato, l’organizzazione capillare e ramificata sul territorio costituisce un patrimonio inestimabile e insostituibile per la raccolta di un consenso non effimero o volatile. Un consenso legato alle idee e alla capacità di diffonderle nelle relazioni personali quotidiane, infondendo nell’elettorato il rassicurante senso di una reale presenza che contrasti la solitudine dell’uomo interconnesso, il quale si illude di partecipare dicendo la sua sui social ma in realtà è profondamente solo e ha progressivamente perduto la capacità e la voglia di manifestare un dissenso organizzato ed efficace.
3. L'auspicio è quindi che vengano definitivamente accantonate le suggestioni sul “partito liquidoâ€, disattivo e disarticolato nella sua quotidianità ma capace di attivarsi in occasione delle campagne elettorali, nell’illusione che le chiamate a raccolta con le primarie possano sempre suscitare l’entusiasmo popolare.
4. E' indifferibile una profonda revisione delle modalità di selezione della classe dirigente, sia nella scelta del segretario nazionale, che deve essere affidata ai soli iscritti al partito, relegando le primarie alla scelta del candidato premier di coalizione, sia nella scelta dei candidati alle elezioni, che deve essere ricondotta a meccanismi di scelta territoriali e di base. È infatti evidente che se all’iscrizione al partito non corrisponde un effettivo potere decisionale, riservato ad esterni nelle primarie e ai vertici nella scelta delle candidature, non solo il tesseramento precipita rendendo estremamente problematica la presenza sul territorio, ma il desiderio di partecipazione si rivolge altrove, verso il volontariato sociale e civile, che almeno offre risultati concreti ed evidenti all’impegno individuale.
FUNZIONAMENTO PARLAMENTARE
Con sollievo sono apprezzabili le parole con le quali ha sottolineato quanto appaia devastante, dall’esterno del palazzo, l’immagine del trasformismo parlamentare. Siamo certi che in un partito forte e unito verso gli obiettivi comuni il fenomeno rientrerebbe entro i limiti fisiologici.
Tuttavia, fermo restando il principio costituzionale dell’assenza di vincolo di mandato, sono decisamente da appoggiare le ipotesi di adottare correttivi che scoraggino queste forme di transumanza, creando setacci che trattengano le convenienze personali e lascino passare gli ideali e gli alti valori.
Su questo tema, è utile suggerire alcune soluzioni:
1. Introdurre alle Camere il divieto di costituzione di gruppi parlamentari non corrispondenti alle liste elettorali che si sono presentate alle elezioni. Le uniche possibilità di fuoriuscita potranno essere verso un altro partito o verso il gruppo misto;
2. Non conteggiare il gruppo misto nella formazione delle commissioni parlamentari, con l’eccezione dei rappresentanti delle autonomie locali di confine;
3. Prevedere una nuova forma di retribuzione del parlamentare, in cui l’indennità venga scorporata in due componenti:
a) una componente corrisposta direttamente dalla Camera di appartenenza, totalmente commisurata alla presenza, alla partecipazione ai lavori in commissione e in aula, e alle votazioni. Questo al fine di evitare i fenomeni di assenteismo cronico e quello dei leader in perenne campagna elettorale stipendiata dal Parlamento;
b) l’altra componente, riconosciuta al gruppo parlamentare della lista che lo ha candidato in proporzione al risultato elettorale conseguito, e da questo corrisposta finché il parlamentare vi rimane; in questo modo gli eventuali dissensi dal gruppo di provenienza sarebbero sottolineati e valorizzati, rafforzandone l’idealismo dell’autore, dalla perdita di una quota dell’indennità . Inoltre, sarebbero risolte definitivamente, attraverso una trattenuta alla fonte, le penose diatribe tra i partiti e i parlamentari che non rispettano gli accordi di versare una quota al partito stesso. Naturalmente questa componente non sarebbe riconosciuta ai confluiti nel gruppo misto.
SISTEMA ELETTORALE
L’esperienza dovrebbe ormai averci finalmente insegnato che la stabilità dei governi e le programmazioni politiche a lungo termine sono possibili solo in un quadro di solide maggioranze parlamentari.
I sistemi elettorali, siano essi improntati a sistemi maggioritari o proporzionali, soprattutto nella nuova situazione data dal referendum, devono garantire:
1. Alle minoranze un diritto di tribuna, ma non un potere di ricatto al governo: se è giusto che chi ha preso tra il 3% e il 5% dei voti abbia possibilità di offrire il suo contributo di idee, non è accettabile che un pugno di parlamentari possa decidere le sorti di una maggioranza di governo, la quale deve poter contare sul fatto che il numero sufficiente dei voti sia garantito dai partiti elettoralmente più pesanti all’interno della coalizione;
2. La sostituibilità del parlamentare cessato dall’incarico con il primo dei non eletti della stessa lista nel collegio, con eliminazione delle elezioni suppletive e conservazione della stabilità del quadro politico fino al termine della legislatura;
3. Un adeguato sistema di preferenze, con obbligo di alternanza di genere;
4. L’introduzione della “sfiducia costruttivaâ€.
Si possono prendere in considerazione sistemi elettorali a doppio turno. Ma anche il sistema elettorale della Regione Emilia-Romagna, opportunamente modificato secondo le indicazioni sopra esposte, può costituire una buona base di partenza.
PER UNA SOCIETA’ PIU’ EQUA
Come già evidenziato in premessa, è necessaria un’analisi politica che produca una nuova visione e una nuova meta.
L’identità del PD, oggi più che mai, non può più essere solamente basata - agli occhi delle masse – sulle pur lodevoli battaglie a favore delle minoranze.
Tali battaglie contribuiscono a caratterizzare la natura progressista del partito. Ne evidenziano l’apertura verso ogni forma di diversità come occasione di pluralità ed arricchimento, ma da sole non bastano a ridefinire un nuovo progetto per gli italiani e tutti gli europei.
Dobbiamo elaborare nuove proposte che coinvolgano l’elettorato a cui intendiamo rivolgerci. Quello che costituisce l’ossatura e il sistema pulsante di questo Paese: i lavoratori, le famiglie, la scuola, le imprese. Dai ceti medio-alti a quelli popolari.
I princìpi a cui ispirarsi nell’azione devono essere:
1. L’abbandono della politica dei bonus selettivi: l’immagine che ne scaturisce è quella della politica delle toppe alla falla, e di una sensazione di precarietà e scarsa solidità e durevolezza; di mancanza di visione e di iniquità ;
2. Il passaggio a riforme organiche e strutturali, che corrispondano al disegno della nuova società che si vuol realizzare e ne coinvolgano tutti gli attori per ottenerne la collaborazione e il sostegno;
3. Il ritorno ad un sistema scolastico severo ed estremante performante, per riprogrammare il panorama delle possibilità da offrire alle future generazioni e consentire loro di vincere le sfide della modernità ;
4. Il ripristino di un adeguato e funzionante ascensore sociale, rigorosamente in entrambi i sensi, che ristabilisca il senso della giustizia sociale e ridia speranza a chi si impegna strenuamente per migliorare la propria condizione, arricchendo sé stesso e il Paese di nuove risorse;
5. Il contrasto incessante alla naturale tendenza del mercato all’allargamento delle disuguaglianze.
PROPOSTE
Una profonda riforma del sistema fiscale italiano è il punto di partenza per un’efficace politica redistributiva, finalizzata a stimolare la domanda interna di beni e servizi e ad incentivare il mercato del lavoro.
Ipotesi di lavoro:
1. La ridefinizione di un più ampio ventaglio di aliquote, che garantiscano una efficace progressività recuperando gettito dai redditi molto elevati;
2. La tassazione del “reddito familiare†al netto di tutte le spese pagate in forma digitale, magari in percentuale diversa in relazione al tipo di spesa o al livello del reddito; questo stimolerebbe le spese certificate, contrasterebbe il lavoro nero, l’elusione e l’evasione fiscale. Il minor gettito IRPEF verrebbe compensato dal recupero IVA e dall’incremento sui consumi;
3. Il recupero della potestà impositiva sui giganti del web, con riferimento al business prodotto sul territorio nazionale;
4. La reimpostazione di adeguate imposte di successione; Einaudi, che era un liberale, sosteneva che il patrimonio ereditato dovesse ritornare alla collettività nell’arco di tre generazioni (“Lezioni di politica socialeâ€). Oggi sembrano addirittura contrarie le forze di sinistra;
5. Il ripristino del reato di falso in bilancio: troppe imprese sfruttano l’assenza di regole e controlli per elusione fiscale, caricando i bilanci di costi impropri al fine di minimizzare gli utili imponibili;
6. La revisione del bilancio di impresa, disincentivando la detraibilità delle spese per uso promiscuo (auto aziendali di lusso, telefonia mobile, carburanti, spese di rappresentanza, altre...) e incentivando la detraibilità di spese ambientali e sociali (tessere annue di abbonamento ai mezzi pubblici per i dipendenti; creazione di asili nido prossimi ai luoghi di lavoro nelle zone ad alta densità di uffici, altre...)
CONCLUSIONI
Il Partito Democratico nasce da un disegno visionario e condivisibile: riunire le varie anime progressiste e riformatrici di questo Paese. Raccogliere l’importante eredità di grandi partiti popolari. Sintetizzare ideali e valori che hanno caratterizzato le lotte e le conquiste democratiche del Novecento e proiettarle nel nuovo secolo. Declinare nuove istanze popolari nel mondo interconnesso. Temperare le distorsioni del sistema capitalistico globalizzato e studiare nel frattempo come superarlo, avendo come punto di riferimento il maggior grado di uguaglianza possibile delle condizioni di partenza, e l'eliminazione di ogni privilegio che non abbia ragion d'essere in una comunità che si affidi a regole comuni di convivenza civile.
Il Partito Democratico può vivere solo se è riformista. L'unica cosa che deve conservare è il coraggio. Il coraggio di guardare le cose che non vanno e denunciarle pubblicamente, impegnandosi a correggerle. Il coraggio di ammettere le proprie mancanze e sforzarsi di fare meglio, passando il testimone a nuove generazioni, a nuove idee, a nuovi slanci di ideali e passioni civili, spesso sopiti o cinicamente utilizzati in chi da tanti anni si trova al timone senza ancora aver portato il veliero in nessun porto.
Il Partito Democratico assorbe e riassume in sé i grandi ideali e valori che hanno ispirato la Storia dell'affrancamento dell'uomo dal giogo del servaggio e della sottomissione. Ha fra le labbra, e le ripete sottovoce, le parole che nella storia dei popoli hanno risvegliato e animato il coraggio della disperazione, la lotta alle ingiustizie e ai soprusi. Da quelle della Rivoluzione francese a quelle della dichiarazione d'indipendenza americana. Dalla dichiarazione dei diritti dell'uomo al Manifesto di Ventotene. Deve sempre chiedersi se il suo agire e i suoi attori siano all'altezza di quegli ideali e valori. Deve sempre saper riconoscere il tiranno da abbattere e domandarsi ogni giorno se non lo stia diventando esso stesso. Perché il tiranno esiste ancora. Anche nel nuovo secolo. Non si chiama più sovrano, duce, fuhrer, padrone. Ha nomi più complessi, è meno visibile, si alimenta sulla rete, non vive in uno stato solo, ma crea sudditi nel mondo. Ingigantisce le disuguaglianze. Soffoca le speranze e i sogni di riscatto. Fomenta le paure, accresce l’ansia per il futuro, alimenta la rabbia contro tutto e tutti, minando le fondamenta di ogni convivenza civile.
Il compito che la aspetta, che ci aspetta, è enorme. Siamo convinti che, a seguito della sua esperienza personale degli ultimi sette anni, lei sappia quanto le sia necessario un importante contributo di idee, soprattutto dal mondo più a contatto con la realtà .
Con questo spirito, e con tutto l’amore per quel che facciamo e in cui crediamo, desideriamo contribuire alla rigenerazione di questo Partito. Per noi. Per i nostri figli. Per il futuro di questo Paese.
Buon lavoro.
Giorgio Alessandrini
Partito Democratico
Segreteria Provinciale di Piacenza
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Inviata il 16 marzo 2021
P.S. 29 giugno 2021: Repubblica e il Manifesto pubblicano articoli su una proposta del PD contro il trasformismo dei parlamentari.