Io Renzi un po’ lo capisco. A quarant’anni era arrivato alla presidenza del consiglio, come John Kennedy arrivò alla Casa Bianca.
John era il suo modello e ora non si capacita, poverino. Gli tocca ascoltare Conte, e quell’imbecille di Di Maio, e poi Salvini... Li vede tutti i giorni in televisione e si strapperebbe i capelli.
Ma come? Lui, così spigliato, così giovane, così deciso ed ammaliante - come John! -, che aveva l’Italia in mano e scherniva avversari e compagni di partito!
Aveva ancora così tante cose da fare, compreso creare una nuova Camelot (ma con la “C” aspirata, si capisce!).
Pregustava di parlare agli italiani di nuove frontiere con lo sguardo intenso verso orizzonti lontani, cercando di imitare John ma arrivando solo fino a Mister Bean.
Voleva indicarci nuove mete ardite, e invece gli italiani sulla luna c’hanno spedito lui.
Ce lo vedo, Matteo, la sera sul divano a cercare le saghe dei Kennedy su Netflix. A prendere nota delle battute da ricordare, a fotografare coi fermo immagine le occhiate fulminanti, pensando a quando torneranno a servire.
Perché torneranno, perbacco, ‘un po’ miha finì hosì.
E poi girarsi verso sua moglie e, ammiccando, sussurrarle: - stanotte chiamami Jack -.
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Giorgio Alessandrini, 3 novembre 2019