La pioggia era così intensa e scrosciante che copriva il rumore del passaggio delle poche auto nella via. Era una sera fredda che invitava al tepore e alle letture in poltrona. Si affacciò alla finestra e guardò fuori. Le gocce grosse e pesanti illuminate vicino ai lampioni. Le scie delle ruote sull’asfalto separavano il fiume d’acqua che andava accumulandosi vicino ai marciapiedi, non riuscendo a defluire negli scarichi troppo intasati.
Si sentiva irrequieto e a disagio in quella serata così poco piacevole, finché non comprese che invece le sue emozioni erano in sintonia con quel tempo iroso e con quella notte cupa e poco invitante. Sentì che la sua anima stava cercando spazio e respiro. Cercava lei.
Indossò un giaccone e mise in testa rapidamente un cappellaccio a tesa larga, comprato in un vecchio mercatino di Sidney. Giusto per salvare gli occhiali dalla pioggia, almeno fino alla macchina.
Mise in moto e si avviò in quel diluvio.
Lei aprì a quella mano che bussava e lo guardò sulla porta, in silenzio. In pochi passi dall'auto al portone si era inzuppato. “Non uso ombrelli” - disse lui, mentre non smettevano di guardarsi negli occhi. Lei non rispose. Lo baciò sull’uscio e lo fece entrare, e dopo aver chiuso si abbandonò ai suoi baci.
Il tetto della mansarda risuonava dell’acqua che scendeva copiosa e violenta, mentre loro erano già nelle braccia l’uno dell’altra.
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Giorgio Alessandrini, 16 dicembre 2020